CURLING ITALIA

Intervista a Diana Gaspari

Grazie Diana per aver accettato questa intervista e quindi di voler partecipare con noi alla rievocazione dei 10 anni di Torino 2006. 
Per i più giovani è indispensabile fare una premessa importante. Nella tua carriera come skip della Nazionale Italiana femminile le tue presenze sono state 268 con 197 nella categoria assoluta. A quale età hai iniziato a giocare e come è stato il tuo primo approccio con il curling?
Ho iniziato a giocare a curling nel 1996 a 12 anni. Una mia compagna di classe giocava e mi ha chiesto di andare a provare. Sono andata allo stadio e non ho più smesso. All’epoca giocavamo nella pista da hockey e bisognava prepararsi il campo ogni sera attaccando le staffe e portando anche le stones in campo. Per il primo anno sono stata un disastro… non prendevo nemmeno il rettangolo di gioco.

L’albo Nazionale evidenzia come tra le atlete che hanno ricoperto il ruolo di skip con molte presenze internazionali come Maria Grazia Lacedelli e Ann Urquhart ci sia, prima del tuo coinvolgimento in Nazionale, qualche anno di distanza. Quello che ti vorrei chiedere è se nei tuoi inizi queste atlete hanno avuto modo di dare un contributo alla tua crescita agonistica oppure erano ormai lontane dal curling?
Maria Grazia e Ann le conosco bene e abbiamo anche giocato qualche torneo contro e insieme, ma parlo ormai di una decina di anni fa. Quando ho iniziato loro giocavano ancora, ma il curling nel frattempo era molto cambiato, ad esempio loro giocavano senza free guard zone e le scope avevano poca influenza. Ma sicuramente hanno coinvolto noi tutte con i racconti appassionanti delle loro competizioni.

Andando a rileggere gli albi d’oro delle competizioni internazionali è evidente come già con la Nazionale Junior hai ottenuto dei podi ancora oggi storici: mi riferisco al 2001 Mondiali di Tarnby e nel 2003 a Flims. Che ricordi hai di quelle esperienze con la Junior e di quelle medaglie? Sei più legata affettivamente ai ricordi da junior o nella categoria assoluta?
Sono due cose abbastanza diverse, non posso scegliere tra le due.  A livello junior l’entusiasmo è sempre alle stelle e sono le prime vittorie della carriera, quindi si ricordano come emozioni (positive e negative) che ti fanno esplodere il cuore. In più a livello junior eravamo una squadra nata insieme e che è arrivata insieme a vincere una medaglia di bronzo, quindi il coinvolgimento e le emozioni erano molto forti.  Nei mondiali assoluti invece le sensazioni maturano, sono sempre molto forti, ma la tensione prende un po’ il posto dell’entusiasmo sfrenato. Ci si allena tantissimo e si arriva alla competizione con molte aspettative, quindi anche il peso delle sconfitte aumenta pensando insieme ai sacrifici fatti. La squadra anche è stata diversa, sono entrata giovane in un team che aveva già avuto parecchia esperienza internazionale, di conseguenza anche le emozioni venivano vissute in modo diverso a seconda delle esperienze e delle diverse età. Ad ogni modo per ogni squadra che ho avuto ho ricordi e legami molto forti che mi hanno accompagnata durante gli anni più belli della mia carriera nel curling.  Da sola non avrei mai vissuto esperienze così belle.

2 Diana

Quando hai iniziato a giocare, l’idea di una candidatura italiana per l’organizzazione delle olimpiadi invernali, non  si poteva neanche immaginare. Aver disputato una olimpiade è un valore aggiunto a tutti i tuoi anni di impegno? Sono state un’emozione particolare?
Le olimpiadi sono state l’emozione più grande della mia carriera. Il villaggio olimpico, il senso di appartenenza ad una squadra più grande, che era l’Italia, la cerimonia d’apertura e poi soprattutto la sensazione di giocare in casa con un pubblico che viene a vedere solo te, sono tutte cose che creano emozioni indescrivibili e che poi non ho più ritrovato in altre competizioni, purtroppo.

Premesso che c’è chi, se avesse disputato le olimpiadi, girerebbe ancora oggi con l’accredito al collo, ma tu non sei quel tipo di persona, voglio chiederti: con chi non ti conosce, ti capita e ti fa piacere raccontare di questa tua esperienza olimpica?
Le olimpiadi per me sono stata un emozione contrastante, a livello di esperienza è stata l’emozione più grande e coinvolgente della mia carriera e invece a livello di gioco purtroppo il torneo non è andato come sperato ed è stata una delusione sportiva. Quindi racconto volentieri una parte e una parte no… Diciamo che non tiro fuori io l’argomento, ma se mi chiedono racconto molto volentieri!

E’ fuori discussione che gli esperti alle Olimpiadi ritenessero la Nazionale femminile azzurra più preparata rispetto alla maschile, con un gruppo decisamente consolidato. Ricordi di aver subito l’emozione in quei giorni olimpici o tutto è andato semplicemente come doveva andare?
Le prime partite non sono andare come volevamo e purtroppo poi l’aspettativa e la tensione sono cresciute e ci hanno sopraffatto. Secondo me se vincevamo qualche partita in più all’inizio, il nostro umore ed autostima sarebbero cresciuti di conseguenza e il torneo poteva andare meglio. Ma nessuno può saperlo.
Nel gioco del curling c’è molto da imparare anche nelle sconfitte.

Ricordi un particolare incontro dove hai appreso qualche cosa di più che in altre partite?
Ricordo forse di più le sconfitte a livello junior, dove si sbagliavano i tiri per la forte emozione. Mi ricordo che non ci siamo qualificate per quello che avrebbe dovuto essere il nostro primo mondiale junior per un mio punto lungo a casa libera. Fu una disperazione, giorni e giorni di lacrime! Pian piano con queste “mazzate” morali si impara a controllare le emozioni e la pressione. Poi avanzando con l’esperienza, con le sconfitte si imparano un po’ di più i metodi di gestione psicologica della squadra oppure delle sottigliezze tattiche, ma non mi sono più rimasti impressi momenti particolari.

Qual è stata la tua emozione più forte di quei giorni olimpici?
Senza dubbio la cerimonia di apertura. E’ stata un’emozione talmente forte che mi sembra di essere stata in una lavatrice. Non capivo bene dove mi trovavo e cosa stavamo facendo, una volta entrate correvamo e urlavamo dall’emozione. Abbiamo fatto la sfilata, ci siamo posizionati in centro allo stadio e poi molte cose sono accadute attorno a noi senza capire bene cosa. Ho dovuto riguardami bene la cerimonia una volta tornata a casa.

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E’, purtroppo, indubbio che nello sport i media tendono ad esaltare sempre maggiormente le prestazioni maschili rispetto a quelle femminili. Avete comunque dei ricordi di questa improvvisa popolarità con richieste di interviste, autografi o anche il solo essere riconosciute per la strada in quei giorni olimpici ?
Abbiamo dei ricordi incredibili in questo senso. In quella settimana il curling inspiegabilmente aveva spopolato e la gente ci riconosceva per strada. Vedevamo i più timidi indicarci e dire sottovoce “sono quelle del curling” oppure “sono quelle con le scopette”, i più coraggiosi venivano a chiederci foto ed autografi. Alcuni ci dicevano “Che bello il curling! Dove lo posso praticare quando le olimpiadi finiscono? dove posso guardare delle partite di curling?”.  Ma l’episodio più bello è stato un giorno che siamo andate in piazza Solferino e proiettavano sul grande schermo una nostra partita. C’era della gente che guardava e ci siamo messe anche noi a guardare, poi pian pianino la gente si è accorta che chi era sullo schermo era anche accanto a loro e sono venuti tutti da noi per fare foto ed autografi. Ho una bellissima foto di me nella piazza dello Sponsor Village e sullo sfondo, nello schermo gigante, ancora io in gara!

Rispetto ad un Europeo o Mondiale, il clima e l’ambiente in una Olimpiade è tutta un’altra storia o si tratta sempre e solo di giocare a curling?
E’ molto diverso. Solitamente in un europeo o mondiale si forma un gruppo tra curlinisti, poi il pubblico è sempre ridotto e se ce n’è sicuramente non è a sostegno della squadra italiana. Alle Olimpiadi si è creato un gruppo “Italia” tra atleti di sport diversi, ci si sosteneva e si faceva il tifo gli uni per gli altri. Una sensazione che si può trovare solo alle Olimpiadi.

Poi nello stesso anno, il 2006, avete disputato a Basilea uno straordinario Europeo, conquistando l’argento nella finale contro la Russia. E’ chiaro che gli esperti avevano visto lungo e la squadra era pronta per ottenere i risultati che contano. Quanto ha influito la partecipazione olimpica su questo argento Europeo?
Dalle olimpiadi all’europeo di Basilea sono cambiati due elementi della squadra. Il cambio di squadra probabilmente ha dato nuova energia ed entusiasmo e in questo modo siamo riuscite a digerire la delusione delle olimpiadi.

ringraziamenti anonimiCome chiedo a tutti in queste interviste, anche da te vorrei sapere quale è stato il ricordo più bello che ti sei portata a casa con Torino 2006?
Franco Zumofen, il nostro responsabile curling di quel periodo, ha trovato sul furgone del curling un biglietto di qualcuno che era venuto a vederci allo stadio ma non aveva voluto avvicinarci per non disturbarci. Il biglietto diceva che gli avevamo dato una forte emozione e aveva scoperto uno sport che ha amato subito, ci ringraziava di esserci e che era triste al pensiero di non poterci più seguire alla fine delle olimpiadi. Quando Franco ce l’ha letto ci ha fatto commuovere tutti. Siamo noi che dovremmo ringraziare il pubblico per darci supporto, non il contrario…

Grazie Diana per la tua disponibilità e tanti auguri per questi 10 anni di Torino 2006.

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