CURLING ITALIA

I ricordi di Torino 2006 di Chris Daw

2 oro ChrisBuongiorno Chris Daw, grazie per la tua disponibilità nel concederci questa  intervista. Il nostro sito web, Curling Italia, vuol ricordare le Olimpiadi e le Paralimpiadi di Torino 2006 con delle interviste ai protagonisti di quei giochi e tu sei stato uno degli attori più importanti, con la vittoria canadese nel wheelchair curling.

 

Per noi torinesi le Olimpiadi e le Paralimpiadi del 2006 sono state un evento indimenticabile e ci hanno dato emozioni più forti di ogni nostra immaginazione: è stato così anche per voi atleti?
Torino stava cambiando la vita per molte persone, compresi gli atleti. Per me è stato sia la fine che l’inizio di un viaggio ma in quel momento non lo sapevo. Per il Canada, e gli atleti canadesi, è stata  l’occasione per costruire il progetto di Vancouver 2010. Per  alcuni come me è stato il finale di  un qualcosa avviato circa 22 anni fa  I giochi, le persone, le strutture e il paese sono ricordi importanti  che mi porterò dentro per tutta la vita.

Proprio a Torino, il wheelchair curling è diventato disciplina Paralimpica: cosa hai provato ad essere il primo vincitore della medaglia Paralimpica della storia in questa disciplina?
E’ stato un onore incredibile!  Essere il primo in qualsiasi sport significa essere il punto di riferimento ed essere il primo nella storia del curling è fantastico da ricordare!

Il vostro obiettivo era la medaglia d’oro? Oppure, almeno prima di iniziare l’avventura di Torino 2006, puntavate al podio e tutto quello che sarebbe arrivato in più, sarebbe stato un “di più”?
Ogni squadra punta a  vincere l’oro, ogni squadra. Per il Canada  nella disciplina del curling una medaglia, compresa la possibilità dell’oro, è un’aspettativa. Stessa cosa per l’hockey e quando si tratta di curling forse anche in misura maggiore. Ma pochi sanno che eravamo al 4º posto nel ranking prima di  andare ai giochi.

waveCom’è nato il Team Daw per Torino 2006 e come si è preparato per l’evento?
La mia squadra è stata selezionata tra i migliori team canadesi di wheelchair curling. Ma ti racconto come è andata: il team Daw fino a quel momento era stato insieme “ufficialmente” sono per circa 9 mesi prima dei Giochi. Abbiamo avuto una serie di raduni prima dei Giochi per circa un anno e la squadra è stata scelta con quegli atleti  con piccoli input da parte dei giocatori stessi. Lo staff tecnico e il personale della Curling Canada selezionarono la squadra sulla base della ipotesi migliore di successo. Poi insieme abbiamo fatto un sacco di stage di allenamento e anche vinto un campionato nazionale prima di partire verso l’ignoto di Torino 2006!

Nel round robin avete perso due partite, per il resto il percorso è stato pressoché perfetto: qual è stata la partita più difficile? E quale la più bella da giocare? E qual è stata la partita vinta che vi ha fatto capire di poter conquistare la medaglia d’oro?
Il round robin per noi è stato un po’ al di sotto del nostro standard. Il nostro obiettivo era semplice. Arrivare al page dei play off. Da lì è stato un nuovo torneo, dove non potevamo subire più sconfitte. La partita più difficile nel round robin per noi è stata  la nostra sconfitta contro gli Stati Uniti. Grande rispetto per tutte le altre Nazionali, beninteso, ma contro gli Stati Unti è la battaglia del Nord America e stava avvenendo in quel momento. Ma più di qualsiasi altra cosa abbiamo temuto la nostra insicurezza; il dubbio stava arrivando in ognuno di noi in quella partita. Era la nostra seconda sconfitta e questo ha fatto emergere tutte le nostre preoccupazioni. Dopo quella partita in squadra ne abbiamo parlato molto  e ci sono state discussioni dove la squadra si è unita e abbiamo ritrovato fiducia in noi stessi. La partita più divertente che abbiamo giocato è stata  contro la Norvegia, in semifinale. Questa vittoria  ci fece capire che avremmo potuto vincere l’oro. Quella partita più di tutte ci rese una squadra!  Ancor più che la finale per la medaglia d’oro. Tutto funzionò e ogni colpo riuscì. Capimmo che i miracoli possono accadere. L’ultimo colpo che feci in quella partita è stato un colpo impossibile. Nessuno lo aveva mai provato prima ma è riuscito. La Norvegia perse e noi vincemmo la semifinale. I miei compagni di squadra erano entusiasti di andare a giocarsi la medaglia d’oro, ma per me è stato diverso. Pensavo che sarei tornato a casa con una medaglia. Ci ero andato così vicino nel 2000 con il rugby in carrozzina ma persi quella di bronzo; questa volta ero emozionato, non solo per l’occasione di vincere l’oro, ma per il fatto di avere la certezza di tornare a casa con una medaglia . All’epoca e in quel frangente di che metallo si trattasse non importava.

1 chris curling

Dal punto di vista organizzativo, come giudichi le Paralimpiadi di Torino 2006? Le strutture erano facilmente accessibili per disabili? Avete riscontrato qualche difficoltà?
Tutto bene sotto ogni aspetto. Avevamo sentito parlare di problemi di trasporto nei  giochi olimpici e qualche altra notizia qua e là, ma soprattutto non ho mai avuto problemi ai giochi non uno. Mi ricordo le battute sui problemi e una volta mi è stato anche chiesto se è per questo che masticavo il mio stick durante la partita. Le strutture del villaggio, il trasporto e il luogo eccellenti!  Mi piacerebbe tornare un giorno e vedere come sono stati gestiti  gli impianti.

Qual è il ricordo più bello che hai dell’esperienza a Torino 2006? Non necessariamente un ricordo legato alla competizione sportiva.
Dopo i giochi e intendo nei giorni successivi, ho soggiornato a Torino per una visita della città con il mio amico di lunga data Trevor. Stavamo passeggiando per le strade ed abbiamo visto una chiesa. Poco dopo abbiamo saputo che era il Duomo di Torino. Era chiuso però  un prete corse fuori e mi chiese se io ero lo skip del Canada. Disse che mi aveva visto in tv giocare a curling. Ci portò dentro, dove ci fece fare un tour privato del Duomo e incontrammo il cardinale dell’epoca che mi diede una benedizione privata. Non lo dimenticherò mai.

Quali ricordi hai del vostro ritorno a casa con la medaglia d’oro al collo?
Ricordare quei tempi è un po’ commovente per me. I miei ricordi sono molto pacati. Vedi, non abbiamo mai avuto modo di celebrare la vittoria della medaglia ai giochi. Subito dopo abbiamo fatto tutti i test antidoping e le cose non sono andate bene. Di conseguenza  la squadra non ha mai celebrato. E fino ad oggi non lo abbiamo mai fatto. Tornai a casa atteso solo da una piccola folla di amici e familiari. Niente stampa e tantomeno la TV, Niente del genere. Pochi momenti privati con la mia mamma e il mio papà. Non sapevo che la mia mamma sarebbe mancata pochi anni più tardi. I ricordi più belli sono proprio per Lei  in aeroporto. Il suo sorriso, la sua felicità sono i ricordi più belli che ho. Le cose allora erano molto diverse rispetto ad ora. Tornavo a casa dopo un matrimonio  finito (che avevo nascosto  a tanti miei conoscenti  per più di un anno). Ero senza lavoro perché  lo avevo lasciato per  andare a giocare le paralimpiadi e non avevo prospettive almeno a lungo termine. Sono tornato a casa più sconosciuto a me stesso di quando ero partito.

Tu hai partecipato ad un numero elevatissimo di mondiali e Paralimpiadi, in varie discipline: le Paralimpiadi si affrontano con uno spirito diverso rispetto ai campionati mondiali? Oppure una volta che si gareggia, non c’è differenza tra una competizione e l’altra?
Questa è la domanda più semplice di tutte. Le Paralimpiadi sono una cosa completamente diversa e non si possono paragonare ad un campionato del mondo.  Una volta mi hanno detto “si può vincere un milione di campionati del mondo e si è grandi, ma se vincerai una sola Olimpiade o Paralimpiade sarai ricordato per sempre ed essendo la prima medaglia d’oro in un nuovo sport paralimpico, chi si dimenticherà mai questa cosa.

Dopo le Paralimpiadi di Torino 2006, tu e il tuo team avete proseguito l’attività agonistica nel wheelchair curling?
Dopo i giochi nel 2006, la squadra rimase insieme ancora per un anno. Siamo andati ai Mondiali dell’anno successivo ma non abbiamo fatto così bene: quarto posto in Svezia. Dopo, per una serie di ragioni diverse e una tonnellata di storie diverse, la squadra si sciolse e non ha mai più giocato e addirittura non è mai salita sul ghiaccio di nuovo insieme.

Da Torino 2006 a Vancouver 2010 c’è stato un grande cambiamento nel wheelchair curling: si è passati dalle gare a 6 ends a quelle a 8 ends. Tu giudichi positivamente questa modifica? Ritieni sia una giusta equiparazione verso il curling per normodotati? La scorsa stagione è arrivato il thinking time e ai mondiali gruppo B di quest’anno ho visto alcune squadre usare un extender con uno stick particolare. Ritieni utili tutte queste modifiche? Sono una logica evoluzione dello sport oppure pensi che snaturino lo sport? Tu apporteresti altre modifiche al regolamento wheelchair curling?
La risposta a questo quesito è facile e difficile allo stesso tempo. Ogni sport dovrebbe evolvere e rimanere al top. Il curling in carrozzina non è diverso. L’estensione a 8 end consente una bella partita, si ha tempo per recuperare: ad esempio se una squadra ha uno o due cattivi end.  Le gare a 6 end non hanno mai permesso di recuperare. Il thinking time è stato necessario in quanto la strategia del gioco e le abilità dei giocatori si sono evoluti. L’evoluzione del bastone era in arrivo e io sono contento che ci sia. Abbiamo percorso una lunga strada fin dai primi campionati del mondo dove si lanciava il sasso con la mani, chini sulla sedia a rotelle appesi per la vita. Per quanto riguarda lo sport stesso, abbiamo visto  un aumento dei Paesi in cui si gioca a curling, ma c’è ancora un numero limitato di giocatori. Anche in Canada si sono problemi infatti il ​​numero di giocatori è meno della metà rispetto a dieci anni fa. Per quanto riguarda le altre norme, me ne vengono in mente due. Mi piacerebbe vedere spazzare in una qualche forma nel curling in carrozzina. Forse dalla back line alla  tee. Mi piacerebbe anche vedere l’inserimento  del curling in carrozzina in altri eventi di curling importanti come la Continental Cup che si è appena tenuta a Las Vegas. Un evento dove il wheelchair curling potrebbe essere presentato direttamente al fianco del curling per normodotati o eventualmente anche a margine della competizione.

Se non ricordo male, purtroppo a Vancouver 2010 ci furono dei casi di doping proprio nel wheelchair: lo svedese Glen Ikonen risultò positivo e successivamente anche Jim Armstrong venne sanzionato per doping. Cosa ne pensi? In uno sport come il wheelchair curling il doping può davvero aiutare un atleta? Oppure sono solo gesti sconsiderati da parte di qualche atleta che non ha fiducia nelle proprie capacità? Dall’alto della tua grande esperienza di atleta, pensi che il doping sia un problema da non sottovalutare anche nel wheelchair curling?
Scusami ma vorrei astenermi dal rispondere a questa domanda in segno di rispetto per un certo numero atleti  coinvolti in questo tipo di problema. Ho la mia opinione in merito ma preferisco mantenerla personale.

Adesso di cosa ti occupi? Essere un grande campione dello sport come te è di aiuto in società nella riuscita professionale?
A partire dai giochi ho avuto un certo numero di impegni di lavoro diversi e ho anche combattuto il cancro vincendo questa battaglia. Ora, sono un allenatore a chiamata e sono impegnato in una  piccola impresa che si occupa di analisi video e dirette streaming di eventi sportivi. Io sono sempre disponibile per allenare a chiamata squadre di atleti disabili e normodotati. Ho lavorato per diversi Paesi, tra cui Canada, Stati Uniti, Corea e persino Australia. Se avete bisogno di un allenatore o qualcuno che si occupi di una serie di discipline sportive diverse, chiamatemi o andate sul sito highperformancesystems.
Sono tornato allo sport per vocazione. Lo sport mi ha dato gli strumenti di cui avevo bisogno per avere successo tra cui la regola più importante “non lasciate mai che la vostra passione misuri la vostra pazienza”.

Il curling è uno degli sport di più successo in Canada e immagino che la medaglia d’oro alle Paralimpiadi ti abbia reso ancora ancora più famoso, di quanto non lo fossi già. Posso permettermi di chiederti se sei hai avuto un qualche ritorno economico oppure anche in Canada, come in Italia, nonostante la medaglia paralimpica, non si può vivere di curling?
Ritorno economico, hmmm… No! Non ho mai avuto alcun dollaro o appoggi dal mio successo nel 2006. Il fatto è che mi sono ritirato per diventare un allenatore così potrei contribuire per  cambiare anche proprio questo aspetto per gli atleti del futuro. Non abbiamo mai avuto nessun riconoscimento da nessuno per quello che abbiamo fatto a Torino. Non succede quello che accade alle squadre di normodotati. Nulla…
Il vostro rievocare Torino 2006 è molto bello e ho molto apprezzato le vostre gentili domande.

Grazie  Chris Draw. Bellissimi i tuoi ricordi e  tanti auguri per questi 10 anni di Torino 2006.

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Una risposta a I ricordi di Torino 2006 di Chris Daw

  1. George Karrys ha detto:

    Grande serie di interviste e ricordi … bravo!

    Regards from Canada…

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